giorno 3/7 | OLABRI | Godblesscomputers  …
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Il terzo giorno di Godblesscomputers in residenza 10Heartz inizia nell’home studio che abbiamo per lui allestito dove Lorenzo si immerge per gran parte della giornata.

Dalla sua porta fuoriescono le voci raccolte nei primi due giorni, lo sentiamo ascoltare, tagliare, suonare, riascoltare. Sentiamo qualcosa che prende forma, voci di questi luoghi, voci del terremoto, voci della rinascita. Questo pomeriggio andremo nella zona SAE di Forapezza (Ussita), dove Patrizia vive, per conoscere Renato e capire cosa significa vivere lì. In molti ci hanno parlato di lui, lo chiamano il Pastorello di Casali.

 

Troviamo Renato seduto su uno sgabello difronte all’uscio della sua casetta in legno a capare cicorie, numero 18. Lo riconosciamo, ci riconosce, ci aspetta, sappiamo di avere poco più di un’oretta da trascorrere insieme perché alle 17 deve andare alla messa. Ci avviciniamo per sederci accanto a lui e Lorenzo accende il microfono, inizia a sfiorare e suddividere le cicorie. Un gesto che viene naturale: Renato insegna come fare, lui ascolta ed esegue. Cosa hai fatto nella vita Renato? è la prima domanda che facciamo anche se in parte sappiamo già la risposta. Una vita trascorsa facendo il pastore tra questi monti, dall’età di 12 anni.

Me lo so messo da solo ‘sto nome, c’aveo solo 50 pecore, non c’ho avuto ambizioni tanto grandi, ero così piccolo

Capando cicorie, Renato ci racconta del suo orto vicino alla casa inagibile di Casali alla quale Renato può accedere solo con un permesso speciale perché questa frazione di Ussita è tutta zona rossa. Ha una passione per le erbe selvatiche, tira fuori un libro e noi scopriamo gli Olabri, uno spinacio selvatico chiamato anche Buon Enrico in omaggio al Re Enrico IV di Navarra, protettore dei botanici per il grande impegno messo nel rilanciare lo sviluppo agricolo del suo regno. Più tardi scopriremo che un’altra ipotesi sull’origine del nome è legata all’antico dio pagano Enrico, protettore della casa, in quanto questa piantina cresce soprattutto nei pressi delle abitazioni. Una piccola lumaca ci distrae dall’istintivo pensiero di cosa questo possa significare oggi in questi territori. Parliamo delle scosse di ottobre, di come nonostante la forza sprigionata si fosse sentito stranamente tranquillo. Un uomo abituato a trascorrere molto tempo da solo e in montagna, in una piccola frazione di 12 abitanti già fortemente abbandonata per cui il terremoto è stata solo “la sua eutanasia”, dice. Renato è un uomo di 74 anni acuto e intelligente, consapevole di tutto ciò che sta accadendo in questo momento alla sua comunità. Oggi ha parecchi vicini, alcuni li conosceva, altri no, ma è qualcosa che lo incuriosisce, non è affatto spaventato da questo. Ci racconta con molta sincerità dei giorni dolorosi passati lontano dal Monte Bove. Ci parla dell’uomo che oggi fa fatica ad adattarsi, che rincorre sempre ciò che non ha e di un sistema (al di là di ogni posizione politica) che trascura le aree montane. “Un alimentari a Casali era un servizio per tutti, qualcosa da tenere in vita per continuare a far vivere queste piccole frazioni, da considerare come un ospedale, quasi una scuola.

Dove volemo ‘nna? Questa è una domanda molto importante che dovremmo farci.
Socrate diceva: che cosa è l’uomo? Che cosa può divenire? ‘Sta domanda ancora resta così..

Dopo alcuni racconti su una vita dedicata alla pastorizia (“Vendevamo anche la lana sudicia, 1000 lire al chilo, con il sudore e il grasso delle pecore”) e sulla Battaglia del Pian Perduto tirando fuori un vecchio poemetto, ci recita alcuni passi della Divina Commedia. Conosce a memoria sia il testo di Dante che altri grandi classici della letteratura (Odissea, Iliade, Gerusalemme Liberata) e ci spiega che li rileggeva decine e decine di volte quando era piccolino perché non riusciva a capirli… li rileggeva con la convinzione che prima o poi avrebbe letto qualcosa in grado di sciogliere ogni ignoto, li rileggeva fino a non scordarseli più. La difficoltà di non capire non lo hai mai fermato. Ci racconta poi di come è arrivato l’autotreno e la vita è cambiata.

 

Mentre saliamo a Frontignano arriva Luca Giachi, lo scrittore di Hacca Edizioni che racconterà le residenze. Chiacchieriamo sul contesto, sul terremoto, su come Lorenzo stia legando con la comunità nel suo modo delicato di entrare nella quotidianità, al bar, nelle macchine di chi ci porta a fare un giro, nelle nuove aree abitative. Anche se siamo un po’ lontani, proviamo ad organizzare una cena invitando anche gli altri artisti del progetto 10Heartz (ospitati a San Severino, Macereto, Matelica e Camerino) e di coinvolgere un po’ di abitanti di queste zone. Scherziamo con Luca, in punta di piedi del suo osservarci, taglia un chilo di pomodori, non si mette più le scarpe nemmeno per arrivare alla macchina (eh, mi avete detto che una delle regole di C.A.S.A. era toglierle prima di entrare!), a fine serata lava perfino tutti i piatti!

Per cena ci raggiungono anche i Persian Pelican con i loro strumenti, ci raccontano della cantastorie Rosa Balestrieri, la sua vita, la sua poetica nella Sicilia a metà del Novecento e condividono con noi i primi frutti del loro lavoro nella yurta dell’Azienda Agricola Scolastici, improvvisando insieme a Lorenzo. Francesca, Luca, Valerio, Valentina, Marco, Chicca, Silvia, Bob, Pat e le piccole Nina e Greta ascoltano rapiti…

 

Terra ca nun senti, terra che non senti. Terra ca nun teni cu voli partiri e nenti cci duni pi falli turnari. Terra che non trattieni, chi vuole partire e niente gli dai per farli tornare.

 

Il racconto di Godblesscomputers [giorno tre]

Pensavo che avrei avuto più tempo per scrivere, scattare fotografie e documentare questa esperienza. Invece le giornate passano in fretta qui. Ho conosciuto Renato, un signore settantaquattrenne di Casali, una minuscola frazione di fronte al Bove, una montagna imponente che svetta sul Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Guardandolo bene si vedono sulla sua parete dei solchi profondi, delle scie più chiare che scorrono fino a valle. Mi hanno spiegato che sono i percorsi tracciati dalle frane e dai detriti scesi durante il sisma… 
[Continua su sibilliansoundtales.tumblr.com…]

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