Scripta Volant: Malloni / Alessandrini
Scripta Volant: Malloni / Alessandrini

Scripta Volant: Malloni / Alessandrini

Quest’anno ad Ussita si è svolta una delle giornate della IV edizione di ITACÁ Parco Nazionale dei Monti Sibillini, dal 5 all’8 ottobre all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, festival che ha coinvolto anche i comuni di Fiastra, Arquata del Tronto e Cessapalombo. La giornata ussitana ha inaugurato con “Scripta Volant”, la performance di volo di una creatura aerea realizzata da Lorenzo Malloni con un intervento artistico collettivo curato da Nicola Alessandrini. Entrambi marchigiani ma con alle spalle esperienze su tutto il territorio nazionale e all’estero, i due artisti sono arrivati ad Ussita da percorsi diversi, uno illustratore, l’altro architetto, entrambi con un forte desiderio di ricerca artistica nella contaminazione del proprio linguaggio con altro. La performance è l’esito di una intensa residenza di 4 giorni dei due artisti presso il porto di montagna a Frontignano, la sede dell’associazione C.A.S.A. che ha accolto gli artisti e stimolato il loro incontro con la comunità per poter produrre e sperimentare un lavoro inedito, soprattutto per il territorio. La residenza degli artisti si è arricchita di diversi partecipanti nelle giornate di preparazione presso il Centro Sociale di Pieve: alcuni venuti da fuori, attratti sia dal lavoro artistico che dal desiderio di dedicare parte del proprio tempo a questo territorio, e altri di Ussita e paesi limitrofi, che tra curiosità, consigli, desiderio di aiutare la costruzione e lasciarsi coinvolgere, hanno aiutato ad ampliare il cerchio della partecipazione. Le testimonianze ascoltate nelle SAE e le fotografie di sguardi, pose e sorrisi raccolta in paese sono state le basi narrative per storie di terra e ricostruzione, bestie e bastoni, concretezza e perdita.

Video di Giulio Malloni

Sabato 7 ottobre, intorno a mezzogiorno, Scripta Volant è stata presentata sul valico delle Arette, al cospetto di Monte Bove. Come descrivono gli artisti “abbiamo provato a direzionare il nostro lavoro congiunto verso la creazione di un dispositivo artistico di lettura interpretativa dei paesaggi umani e naturali segnati dalle cicatrici dei terremoti che hanno colpito le aree montane dei Sibillini nel 2016 e 2017 e nella traduzione degli stessi in un semplice quanto embrionale alfabeto segnico.” L’opera realizzata è una struttura aereodinamica che si muove grazie al vento, progettata da Malloni, sulla quale Alessandrini ha realizzato illustrazioni ispirate dalle testimonianze raccolte. Un racconto molto semplice nella forma ma altrettanto complesso, dove per realizzare il volo la materia prima è stata il vento, elemento caratterizzante dei territori montani, e i disegni stessi, in particolare lo stendardo agganciato alla struttura, non semplice da realizzare con pittura e “tela” proporzionate al peso della struttura, leggera e fragile al tempo stesso. Un processo artistico che ha cercato nella cura, nei materiali, nella rappresentazione e nel tempo stesso passato dagli artisti con la comunità, il suo risultato migliore. Sul cielo delle Arette si sono alzate per circa un’ora non una, ma ben due strutture volanti e il gioco del volo ha lasciato a testa in sù per tutto il tempo gli oltre 50 partecipanti al festival, che hanno visto una vera e propria danza immateriale proiettata sul profilo del Bove. Le due strutture erano state realizzate con misure diverse per sperimentare la mattina stessa quale fosse la più adatta al vento ed entrambe si sono rivelate consone: da inorganiche creature volanti dal carattere simbolico, abbiamo goduto di una danza viva e tenace su fili invisibili. A indicare come l’arte possa essere, in quella sua attitudine ad essere visione di nuove prospettive, sfide e obiettivi impossibili, volano di ispirazioni sul futuro. Il rito del volo ha trattenuto tutte e tutti per più di un’ora in uno spazio minimo rispetto all’ampiezza del paesaggio montano circostante, mutando quel frammento di spazio in un luogo, trasformando l’estrema fragilità delle creature e temporalità dell’esperienza, nell’assolutezza infinita di un frammento di memoria condivisa.

Malloni / Alessandrini
gli artisti in residenza ad Ussita

Lorenzo Malloni
Nicola Alessandrini

Lorenzo Malloni è un architetto indisciplinato e artista con un entusiasmo per ciò che è radicalmente diverso. Laureato in Architettura Ambientale al Politecnico di Milano, ha poi conseguito una doppia laurea in Architettura alla Tongji University di Shanghai. Durante il periodo trascorso in Cina, Lorenzo ha organizzato eventi in luoghi urbani marginali e ha raccontato la vita dei lavoratori migranti di Shanghai in una serie di documentari. Nel 2014 ha collaborato con il Moving Cities Think Tank per la realizzazione della mostra “Adaptation in China”, esposta alla 14a Biennale di Architettura di Venezia. Tre delle opere video-grafiche di Lorenzo sono state esposte nella mostra. Nel 2016 inizia un personale percorso di ricerca chiamato “The Ensemble Project”, incentrato sull’architettura modulare e temporanea. Da ottobre 2019 a giugno 2022, ha lavorato a stretto contatto con l’artista Tomas Saraceno come responsabile della produzione per il dipartimento Aerocene a Berlino. È tuttora coordinatore della comunità italiana della fondazione Aerocene, organizzando workshop e attività collettive in ambienti socialmente fragili. Nell’agosto 2021, Lorenzo ha tenuto il suo primo workshop di costruzione collettiva per il padiglione Rudimento Primo, che ha inaugurato la serie “Rudimenti” – un atlante immaginario di quasi-architetture essenziali, temporanee, modulari.

Nicola Alessandrini è nato il 31 dicembre del 1977 a Macerata. Ha frequentato la scuola materna di via Panfilo, di fianco al mattatoio comunale: nei ricordi, le ricreazioni in giardino fra risa di bambini e pianti di animali. Le scuole elementari le ha fatte al De Amicis, il gruppo dei maschi non lo voleva perché non giocava a calcio e quello delle femmine perché era maschio. Durante le medie, al Verdi, leggeva Buzzati per “antologia” e disegnava carcerati per “educazione artistica”. Al liceo Leopardi andava senza libri e senza compiti, solo per vedere la ragazza di cui era di volta in volta innamorato. Poi durante l’Accademia di Belle Arti è diventato padre; ha fatto varie mostre in tutto il mondo, dipinto muri e organizzato festival, nella testa sempre e comunque pianti di bambini e risa di animali. La turbolenta cosmologia di immagini, descritta da Nicola Alessandrini, racconta il tragico processo di penetrazione e colonizzazione dell’inconscio nella Realtà. Il lavoro dell’artista trova proprio nel superamento del limite biologico, la possibilità di intervenire direttamente nel processo evolutivo. Individui che consumano se stessi sotto forma di immagini e astrazioni, innesti clinici attraverso cui vengono replicati desideri, senso di identità e ricordi personali, confluiscono in forme radicalmente nuove in grado di rispondere alla complessità e all’intreccio del nostro momento storico. Siamo entità multiformi e complesse, in cui istinto, ragione, colpa, ataviche tare genetiche si mescolano in modo confuso; ma anche esseri incompleti e fallaci, in uno stadio di evoluzione non finito e viziato. Le sue opere, sia in strada che in galleria, sono spesso immagini invadenti, scomode e profondamente destabilizzanti che intrecciano scienza e cultura popolare, folklore e quotidiano.